L’Odontoiatria chirurgica è la disciplina odontoiatrica che si occupa della cura dei pazienti che hanno il bisogno di essere curati in anestesia generale in sala operatoria, con tempi e modi diversi da quelli di routine di uno studio odontoiatrico.
Tipicamente vengono considerati pazienti con bisogni speciali solo i pazienti affetti da disabilità psichiche, motorie e sensoriali.
Nel tempo però il concetto di pazienti con esigenze particolari si è modificato e rientrano in questa categoria varie tipologie di pazienti, come gli odontofobici, che hanno come denominatore comune il fatto di dover eseguire le cure dentali con un approccio diverso da quello che viene utilizzato usualmente.
Nella nostra esperienza tali pazienti vengono curati con procedure di odontoiatria chirurgica in un setting diverso dallo studio odontoiatrico (in sala operatoria) e con tecniche anestesiologiche particolari quali la sedazione per via endovenosa profonda e l’anestesia generale.
Le tecniche odontoiatriche sono le stesse utilizzate con tutti gli altri pazienti, ma in quelli con bisogni speciali, oltre all’anestesia locale, si utilizzano altri farmaci anestetici per via endovenosa e inalatoria, che inducono vari gradi di profondità del piano di anestesia, dalla sedazione endovenosa profonda alla vera e propria anestesia generale.
I bisogni speciali
I pazienti con bisogni speciali possono essere classificati, in base a grado di collaborazione e grado di autonomia, in quattro categorie:
1) collaboranti o scarsamente collaboranti, ma non autonomi: pazienti che per fragilità e/o vulnerabilità sanitaria o disabilità psichica, motoria e/o sensoriale hanno perso o non hanno mai avuto la capacità di poter provvedere alla salute del proprio cavo orale;
2) non collaboranti: pazienti che per fragilità e/o vulnerabilità sanitaria o disabilità psichica, motoria e/o sensoriale non sono in grado di collaborare alla prestazione sanitaria/odontoiatrica;
3) collaboranti ed autonomi: pazienti che presentano condizioni di fragilità e/o vulnerabilità sanitaria; la presa in carico deve tener conto delle particolari precauzioni, che vanno poste in funzione delle patologie associate che costituiscono l’elemento di aumentato rischio alle cure;
4) scarsamente collaboranti ed autonomi: pazienti che presentano patologie, che possono richiedere peculiari capacità di gestione e di relazione.
I PAZIENTI TOTALMENTE NON COLLABORANTI
Pazienti con disabilità di varia gravità in età sia pediatrica che adulta:
- disabilità psichiche e cognitive (Disturbo dello Spettro Autistico – DSA -, Malattia di Alzheimer, ecc.);
- disabilità fisiche e motorie (paralisi cerebrale, leucomalacia periventricolare, tetraparesi spastica, ecc.);
- malattie neurologiche (Sclerosi multipla, ecc.);
- disabilità sensoriali.
Bambini piccoli totalmente non collaboranti con carie dentali multiple (sindrome da biberon, MIH, ecc.).
- Pazienti con il riflesso del vomito accentuato (iperriflessia).
I PAZIENTI ODONTOFOBICI
Nella nostra pratica clinica quotidiana facciamo rientrare nella classificazione anche altre tipologie di pazienti che hanno particolari esigenze e che presentano delle peculiarità per le quali è necessaria una gestione clinica completamente diversa, ovvero i pazienti con fobie.
I pazienti odontofobici (con la paura del dentista), nello specifico, sono sempre più frequenti e purtroppo presentano gravi distruzioni dei denti, che necessitano riabilitazioni totali e complesse.
In tali pazienti, il disturbo psichico viene esacerbato dalla sola rappresentazione mentale dello studio dentistico oppure da:
- vista degli strumenti odontoiatrici;
- odore e gusto dei materiali dentali;
- rumore e vibrazione dei manipoli (trapani).
I PAZIENTI CON FRAGILITÀ SANITARIA
Pazienti con condizioni di vulnerabilità sanitaria gravi, quali:
- in attesa di trapianto o post-trapianto;
- stati di immunodeficienza;
- cardiopatie;
- patologie oncologiche ed ematologiche in trattamento con radioterapia o chemioterapia;
- emofilia o altre patologie dell’emocoagulazione.
Pazienti con un rischio clinico elevato, con comorbilità, quali ad esempio:
- pazienti con cardiopatie (sindrome di Brugada, sindrome del QT lungo, sindrome di Takotsubo, ecc.);
- pazienti con malattie del sangue (fattore V di Leiden, trombofilia congenita, ecc.);
- pazienti con malattie reumatiche;
- pazienti con malattie autoimmuni;
- pazienti con malattie polmonari (enfisema polmonare, ecc.);
- pazienti con malattie allergiche;
- pazienti in terapia con anticoagulanti orali (TAO) e antiaggreganti;
- pazienti in terapia con bifosfonati o anticorpi monoclonali;
- pazienti in radioterapia.
RIABILITAZIONE DI ARCATE DENTALI COMPLESSE
I pazienti, che hanno perso o perderanno tutti i denti, possono riabilitare un’arcata dentale completa con una protesi dentale fissa ancorata a impianti dentali.
In particolare posso essere eseguiti interventi di:
- All-On-4;
- All-On-6;
- All-On-X (con più di 6 impianti dentali).
È possibile applicare i denti fissi in 1 giorno con una protesi dentale fissa a carico immediato entro le 24 ore successive all’intervento chirurgico.
In caso di grave mancanza di osso (atrofia delle ossa mascellari), è possibile eseguire:
- rigenerazione ossea guidata e/o innesti ossei;
- impianti dentali avanzati e in particolare:
- impianti zigomatici;
- impianti pterigoidei;
- impianti transinusali;
- impianti transpalatali;
- impianti nasali.
In casi estremamente complessi è anche possibile eseguire un innesto osseo con prelievo extraorale dalla cresta iliaca in anestesia generale.
ESPANSIONE RAPIDA PALATALE NEGLI ADULTI
Negli adulti è possibile trattare un palato stretto con l’espansione rapida palatale in 2 modi in una singola seduta chirurgica:
- SARPE (Surgical Assisted Rapid Palatal Expansion) in anestesia generale;
- MARPE (Miniscrew Assisted Rapid Palatal Expansion) anche in sedazione endovenosa profonda con applicazione in una singola seduta di un dispositivo BBRPE (Borne Bone Rapid Palatal Expander).
I VANTAGGI DELL’ODONTOIATRIA CHIRURGICA
I pazienti con il bisogno di una tecnica anestesiologica avanzata in ambiente chirurgico rappresentano una platea più ampia di quella dei pazienti affetti classicamente da disabilità.
I fattori che possono giocare un ulteriore ruolo importante sono:
- rapidità del trattamento;
- comfort dell’intervento;
- protezione sia del paziente che dell’operatore (il paziente è immobile e non può chiudere inavvertitamente la bocca);
- assenza totale del dolore, da cui dipende come si vive e si percepisce l’esperienza dal dentista;
- assenza totale del ricordo dell’intervento (amnesia retrograda);
- esecuzione di terapie multiple concentrate in un solo intervento (magari intenso, lungo e complesso).