E’ quella branca della medicina che si occupa della salute sessuale maschile e del suo apparato riproduttivo. Si stima che un italiano su tre sia affetto da patologie di natura andrologica, con percentuali variabili in funzione dell’età.
Fra le disfunzioni sessuali più frequenti il deficit erettile, i recurvatum penieni congeniti o acquisiti, l’eiaculazione precoce e l’infertilità maschile o di coppia.
Presso la Casa di Cura Nuova Villa Claudia è possibile essere sottoposti a tutte le indagini necessarie ad inquadrare al meglio la patologia ed avere le migliori terapie farmacologiche e chirurgiche ad oggi disponibili.
E’ definita come l’incapacità del soggetto di sesso maschile a raggiungere o a mantenere un’erezione sufficiente a condurre u n rapporto sessuale soddisfacente.
Le CAUSE sono molteplici, è necessario indagare sullo stile di vita e le abitudine come il fumo (tra i principali fattori di rischio) e alcool, la terapia farmacologica in atto, la pressione arteriosa, malattie cardiovascolari e neurologiche, l’assetto lipidico, glicemico e ormonale del paziente.
Nella stragrande maggioranza degli individui la causa organica genera anche la componente psicogena.
Lo stile di vita è fondamentale per mantenere una attività sessuale soddisfacente: buona alimentazione e movimento fisico sono il primo step per curare se stessi.
L’approccio terapeutico dipende dall’entità e dalle cause del problema: si classifica in primo livello (terapia farmacologica orale), secondo livello (terapia farmacologia locale con iniezione intracarvernosa di PGE) e terzo livello (protesi peniene).
Le protesi possono essere malleabili o idrauliche, la scelta si basa in funzione delle esigenze del paziente del quadro generale.
La prevalenza dell’infertilità è in continuo aumento soprattutto nei paesi industrializzati: in Italia circa 50.000 coppie (15-20%) ogni anno consultano i centri per l’infertilità e la metà si affida a tecniche di riproduzione assistita.
Le CAUSE accertate sono numerose e dal punto di vista eziopatogenetico si possono così riassumere:
Vi sono infine situazioni di infertilità idiopatica che sono preponderanti, quest’ultima rappresenta il 75% delle cause dell’infertilità, seguono disordini urogenitali come il varicocele (il più importante), l’ostruzione delle vie seminali e le patologie flogistico infettive come le prostato-vescicoliti che da sole rappresentano il 20% dei casi.
Alcune cause di infertilità sono associate ad una condizione di azoospermia (assenza di spermatozoi dell’eiaculato), in questi casi si può ricondurre all’alterazione di due funzioni, la secrezione e l’escrezione degli spermatozoi.
Le infertilità secretorie, ossia l’alterazione della produzione dei gameti, rappresentano la maggior parte delle azoospermie, mentre quelle escretorie sono dovute ad una ostruzione delle vie seminali o una compromissione dei meccanismi di espulsione del seme. Si tratta per queste ultime di situazioni cliniche generalmente più gestibili poiché la produzione di gameti è efficiente e grazie alle tecniche per il recupero dei gameti si riesce di solito ad ottenere la gravidanza. Vi sono poi delle condizioni miste in cui entrambe le forme possono coesistere.
Le alterazioni secretorie ed escretorie si riflettono in maniera diversa sulla qualità del liquido seminale e sulla capacità di fecondare che non sempre correla con i parametri seminali.
Le curvature peniene si classificano in congenite o acquisite, in quest’ultimo caso si parla di Induratio Penis Plastica (IPP).
Il recurvatum congenito si manifesta in età puberale ed è dovuto a un anomalo sviluppo dei corpi cavernosi.
Nella maggioranza dei casi il pene curva verso il basso per una riduzione congenita di dimensioni del lato ventrale rispetto al dorsale, molto meno frequente è la curvatura laterale, in questo caso è uno dei lati del corpo cavernoso ad avere un difetto di sviluppo.
Il recurvatum da IPP è dovuto ad una fibrosi localizzata della tunica albugine, il tessuto elastico che avvolge i corpi cavernosi e che si distende con l’erezione; l’eziopatogenesi è tutt’ora incerta (malattia autoimmune; post-traumatica o combinazione; Diabete Mellito correlata; collagenopatia).
Un tessuto fibrotico perde elasticità, quindi al momento dell’erezione non accompagna l’aumento di volume e lunghezza dell’asta, determinando una trazione e di conseguenza una curvatura.
La malattia è caratterizzata da una fase arriva e una fase di stabilità, anche se l’evoluzione della stessa non è del tutto prevedibile: si potrebbe definire una “malattia capricciosa”.
Durante la fase attiva, a livello della tunica albugine, si manifesta un processo infiammatorio che determina a volte repentinamente, una curvatura dell’asta che può essere marcata sin dai primi giorni; può anche dare dolore all’erezione, ma non è un segno sempre presente.
Da questa fase la malattia si evolve fino alla stabilizzazione che, per convenzione, si definisce quando presenta i seguenti requisiti: stabilità della curvatura e assenza di dolore all’erezione da almeno sei mesi.
La diagnosi si esegue mediante eco-color-doppler dinamico penino con PGE1, che determina obiettivamente l’entità della lesione stabilendo anche la fase della malattia; inoltre permette di valutare una eventuale disfunzione erettile correlata e l’esatto grado di curvatura, informazioni essenziali per un corretto iter terapeutico.
Utile la foto acquisizione del pene in erezione che il paziente è invitato a eseguire personalmente.
Differisce a seconda del momento della diagnosi: durante la fase attiva è assolutamente sconsigliato qualsiasi approccio chirurgico ma si esegue solo terapia medica.
La lontoforesi con miscela di farmaci antiinfiammatori permette di raggiungere buoni risultati in termini di risoluzione del dolore e rallentamento o stabilizzazione della curvatura alla diagnosi, meno frequente la risoluzione della malattia (che peraltro potrebbe risolversi spontaneamente).
Quando la malattia è in fase stabile, l’intervento chirurgico ha indicazione nel momento in cui il dimorfismo penieno determina grave insoddisfazione da parte del paziente: inibizione all’approccio, difficoltà meccanica alla penetrazione, dolore durante il rapporto (anche da parte della partner), disfunzione erettile conseguente.
Il tipo di intervento da eseguire deve essere indicato secondo le richieste del paziente, il grado di curvatura, le dimensioni del pene.
Le procedure variano dalla meno invasiva, con semplice placcatura dell’albuginea contro-laterale; alla sostituzione del tessuto fibrotico con patch; alla sostituzione di tessuto e concomitante inserimento di protesi malleabili o idrauliche per l’eventuale deficit erettile correlato.
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